Data:
28 settembre 2017

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Oltre cento tra università, provider di alloggi e studenti per fare rete e mettere in campo le best practices in fatto di accoglienza degli studenti in mobilità

Fare rete per comprendere e superare i gap e mettere in campo le buone pratiche per accogliere gli studenti in mobilità in Europa. Questa la sfida principale del progetto biennale HousErasmus+ che nei giorni scorsi ha chiuso i lavori con una conferenza a Bruxelles,  a cui hanno preso parte numerose delegazioni provenienti da tutta Europa, in rappresentanza dei quattro attori principali: università, provider di alloggi e servizi sia pubblici che privati, associazioni studentesche e organismi di raccordo tra istituzioni.

Anche l’Ersu di Sassari, in rappresentanza della Sardegna e dell’Italia, era presente a questo importante evento internazionale dedicato alle politiche di housing per recepire e dare gambe a livello locale e non solo alle best practices individuate nel corso dei lavori.

Il progetto HousErasmus+ è stato cofinanziato dal programma Erasmus+ nell'ambito dell'asse 3 sulla Cooperazione avanzata (EACEA / 33/2014) e mira a individuare le sfide e le migliori pratiche attorno ai servizi di alloggio per gli studenti in mobilità e chi partecipa a traineeship internazionali.

Nel corso di due anni di studio e indagine, oltre a ben dieci regional conference, i responsabili di progetto e i loro partner hanno raccolto una moltitudine di dati che hanno portato a realizzare un vademecum con consigli concreti volti a promuovere servizi di accoglienza migliori per tutti i fruitori di percorsi di mobilità in Europa.

Ben nove le questioni più urgenti affrontate: in primis, la mancanza di consapevolezza da parte delle istituzioni universitarie e i provider europei della percezione reale che uno studente in mobilità ha del luogo una volta arrivato a destinazione che si sente spesso spaesato, in balia degli eventi e talvolta vittima di discriminazioni o frodi, perché lasciato solo nella ricerca di un alloggio nel mercato privato, in assenza di posti letto disponibili nelle strutture pubbliche.

Altro punto fondamentale è la necessità di cooperare di più: tutte le parti interessate dall’internazionalizzazione (le università, le associazioni studentesche, i fornitori di alloggi, gli amministratori locali ecc.) si sono rese conto che è necessario muoversi in rete verso un medesimo obiettivo perchè solo collaborando è possibile arrivare ad una crescita comune e soprattutto al superamento degli ostacoli.

La quasi totale assenza di informazioni di qualità è il terzo punto in scaletta: non esiste un sistema informativo integrato ed esaustivo su cose basilari, quali trasporti e sistemi di ricerca di un alloggio. Spesso gli studenti arrivano nella città di destinazione senza aver già una sistemazione sicura, dovendo ricorrere, quindi, per le prime settimane, a sistemazioni tampone, spesso in strutture para-alberghiere, decisamente onerose.

Altro aspetto da non sottovalutare nella ricerca autonoma e senza assistenza di un alloggio gestito da privati è il pericolo di incorrere in discriminazioni, frodi o di non veder garantiti i livelli minimi di qualità degli ambienti. Alcuni privati, considerata l’alta richiesta di abitazioni, spesso si approfittano dell’inconsapevolezza da parte degli studenti degli standard minimi e massimi di locazione, offrendo alloggi indecorosi ad un prezzo fuori mercato, solo perché stranieri.

Da qui il problema degli oneri finanziari a carico dello studente - e della famiglia di appartenenza - che, se non ha la possibilità di far fronte a spese di alloggio fuori budget, deve rinunciare alla possibilità di un’esperienza di formazione internazionale.

In numerose parti d’Europa, inoltre, dove esistono istituzioni universitarie che aderiscono a programmi di mobilità, non sono presenti alloggi in numero sufficiente, sia pubblici che privati, per coprire la totalità delle richieste. Nessuno investe in housing e gli studente in mobilità sono costretti a cercare una sistemazione in un altro comune, magari distante dall’università, con tutta una serie di ulteriori difficoltà che ne conseguono, dai trasporti alle relazioni sociali etc..

Altro problema nella ricerca di un alloggio per uno studente in mobilità è il “breve termine”: la maggioranza dei periodi di studio all’estero è di circa 6-9 mesi, ma nel caso dei percorsi di traineeship spesso non si superano i tre-quattro mesi di attività. Questo comporta una difficoltà ulteriore nella ricerca di un alloggio perché i provider privati considerano più vantaggioso affittare ad uno studente nazionale che può garantire una locazione di medio lungo termine, almeno per l’intera durata del percorso universitario.

Le barriere linguistiche, poi, sono degli amplificatori dei problemi che uno studente in mobilità deve affrontare: in numerose realtà europee le stesse università non posseggono una comunicazione dedicata agli stranieri, nella lingua ufficiale nella UE, ovvero l’inglese, costringendo gli studenti a ricorrere a mezzi di fortuna per barcamenarsi nella burocrazia della realtà in cui sono approdati.

Chi vive le maggiori difficoltà, secondo quanto emerso dall’indagine, sono i trainees, gli studenti che affrontano un periodo di pratica lavorativa all’estero; questi sono particolarmente vulnerabili perché sono privi di un’istituzione universitaria ricevente “responsabile” e con poca se non alcuna assistenza da parte dell’ateneo di appartenenza.

In questo ed in molti altri casi chi sopperisce ad un gap istituzionale, dando una sostegno in loco a tutti gli studenti in mobilità, ad esempio con il Buddy System, sono i volontari dell’IESN, l’associazione internazionale degli studenti Erasmus presente in tutte le città europee dove il progetto ha luogo. Ma questo non può e non deve bastare.

“L’Ersu Sassari ha deciso di investire nell’internazionalizzazione - sottolinea il Direttore Generale Antonello Arghittu - perché non solo rappresenta una crescita per la nostra realtà istituzionale, ma per tutto il territorio. Abbiamo già aderito a numerosi progetti messi in campo dall’Università di Sassari, offrendo alloggi e servizi a studenti provenienti, ad esempio, dal Nord Africa e dalla Cina, ma crediamo nella rete - ha ribadito il DG - in una rete più ampia, internazionale, europea, dove tutti, dalle università a chi si occupa di offrire servizi di alloggio, possano garantire a livello comunitario, i massimi standard di accoglienza. Dobbiamo cominciare a riconsiderare il concetto di studente, non più italiano o straniero, senza differenze. Noi ci impegneremo  - ha concluso - a mettere in campo fin da subito le migliori pratiche per far sentire tutti davvero come a casa, che essa sia a cento, mille o diecimila chilometri da qui”.

L’Ersu Sassari sta già predisponendo nuovi accordi internazionali e prenderà parte agli step successivi del progetto HousErasmus+; inoltre sta cominciando a predisporre una sezione del proprio sito web totalmente in lingua inglese e destinerà un servizio di accoglienza multilanguage per gli studenti in mobilità.

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Ultimo aggiornamento:
13 settembre 2022 , 11:04

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